Autenticità nel Personal Branding: quante volte ne hai sentito parlare? Spesso, però, ci ostiniamo a pensare all’autenticità senza aver chiaro di che cosa si tratti davvero. E lascia che ti dica subito che non significa affatto mostrare tutto della nostra vita, in nome di una presunta trasparenza nei confronti del Pubblico. Ma, allora, di cosa stiamo parlando?
“Nemawashi” è la parola giapponese che ho scelto per rappresentare il mio lavoro: significa letteralmente “lavorare sulle radici”. Perché credo che un Business, per funzionare davvero, debba poggiare su radici forti.
Allo stesso modo, per spiegarti cosa sia (davvero) l’autenticità (e perché ne hai bisogno) parto dalle radici di questa parola, ovvero dall’etimologia.
Autenticità deriva da “autore”, che opera da sé. In senso lato: “chi ha autorità su se stessə”. Quindi non solo chi è onesto o trasparente, ma anche chi ha consapevolezza di sé al punto di potersi sentire padronə della sua persona: essere chi si è davvero, senza timore o sovrastrutture.
Autenticità in se stessi.
Essere e sentirci autentici è un bisogno naturale e primario dell’essere umano: nasciamo indifferenziati, ma cresciamo sospinti dal desiderio di essere visti e riconosciuti per chi siamo… davvero.
Invece, spesso, ci nascondiamo: per paura del rifiuto, perché siamo stanchi o per non renderci vulnerabili. Così finiamo per accontentarci e “brillare” di meno.
Invece, secondo me, conoscere noi stessi non deve essere per forza fonte di conflittualità. È un invito a guardarci con apertura e amore, con empatia, e darci il tempo di “fare la nostra conoscenza”.
Consapevoli che individuarsi è scegliersi, giorno per giorno.
“Cosa cerca l’anima? Storie che curino. L’Anima si cura raccontandosi una storia migliore, un “come se” che dissolva quel sistema di credenze…” (J. Hillman)
Se ci diciamo che in amore “incontro solo le persone sbagliate” non saremo mai aperti a un incontro. Le nostre convinzioni avranno così avverato le predizioni. Solo riscrivendo le nostre credenze potremo vivere appieno ed esprimerci in modo autentico.
Autenticità nel Brand.
Noi non siamo il nostro Brand. Però è anche vero che, essendo una manifestazione di noi, quel Brand deve contenere un seme della nostra essenza più autentica.
Questo significa che nel lavoro non è necessario mostrare tutto di noi. Allo stesso modo, il tenere alcune cose private non equivale a mentire; ma a fare una comunicazione semplice e pulita, preservando i nostri spazi.
L’autenticità risiede non nella quantità delle cose che sveliamo di noi, ma nella forma in cui le raccontiamo.
A questo punto avrai capito che per avere un Brand autentico dobbiamo prima conoscerci, fare un viaggio nella nostra Visione, nei nostri Valori, riconoscendo i nostri Talenti (che spesso non vogliamo o non possiamo vedere).
Poi, decidere quali parti di noi vogliamo portare nel lavoro, sia perché sono quelle che ci fanno sentire più “espressə” attraverso il mestiere, sia secondo una riflessione strategica.
Comunicare l’autenticità.
Questa è una nota spesso dolente e anche un’arma con cui si cerca di sminuire il valore di qualcuno a cui invidiamo il successo o a cui vogliamo togliere il potere: accusarlo di essere poco autentico.
“Cosa nasconde?“, ci chiediamo.
La comunicazione, ormai, è praticamente sempre filtrata: da uno schermo, dal format di un social media, dall’editing di un testo. È vero che il Personal Brand è un “personaggio” che creiamo per rappresentarci all’interno di questi formati, ma non è una maschera: come ti raccontavo in questo video.
Ma, quindi, è possibile rimanere autenticə, anche se siamo un Brand? Sì, se capiamo che essere autentici è essere, fare e dire cose allineate ai nostri valori e alla nostra etica.
Autenticità equivale ad allineamento.
Nei social e in comunicazione mostriamo solo “pezzi” di noi, perché dobbiamo essere sintetici, fare un riassunto e se comunichiamo per lavoro è giusto essere strategici. Ma è normale: ogni relazione inizia da un pezzo.
Nelle mie prime sedute con la psicoterapeuta di certo ero autentica, onesta – ma non ho potuto far vedere fin da subito ogni aspetto di me, no? Ci vuole tempo, per quello.
Tempo che spesso la comunicazione online non ci permette: ma quello è il primo spiraglio che serve a decidere che il contatto vale la pena. Il resto viene, poi.