Un Personal Brand è caratterizzato dalla centralità dell’individuo, della sua personalità, dei suoi valori, della sua esperienza. Molte professioniste o piccole imprenditrici hanno, a tutti gli effetti, un Personal Brand ma a volte questa esposizione fa paura.
In un certo senso, possiamo dire che un Personal Brand è quello caratterizzato dal fatto che l’individuo è il prodotto. Messa in questo modo, la cosa fa un po’ paura; quindi dammi un istante che mi spiego meglio.
Scegliere un Personal Brand significa scegliere un individuo; acquistare da un Personal Brand significa acquistare un pezzo di esperienza, talento o tempo di un individuo. Non succede questo quando, ad esempio, compriamo un prodotto di un Business Brand.
Se compri uno shampoo per capelli di solito fai riferimento soprattutto alle caratteristiche del prodotto – qualitative e anche valoriali: magari scegli quello specifico per capelli biondi, oppure lo shampoo solido in confezione riciclabile perché, come te, rispetta l’ambiente. Ma, a prescindere da quali informazioni ti guidino nell’acquisto, stai di fatto scegliendo il prodotto.
Quando, invece, scegli di acquistare la consulenza di una certa professionista; quando scegli di acquistare il corso online su Instagram proprio di una certa persona e non quell’altro corso online su Instagram di quell’altra persona; quando rimani fedele al meccanico, al dermatologo, alla sarta di fiducia perché ti fa sentire sicura e rassicurata… ecco, in tutti questi casi non stai acquistando ciò che quella persona fa, ma il modo tutto speciale in cui lo fa.
La chiave di volta del tuo Personal Brand sei tu.
Per capire se quello che hai è, o no, un Personal Brand (perché… lo sai, vero, che tu hai un Brand?) ti basta fare una prova molto semplice. Se dal tuo business togliessi te, il tuo business avrebbe ancora senso?
O, invece, sei proprio tu – con tutto ciò che ti rende speciale e diversa da chi fa il tuo stesso mestiere – a rappresentare la promessa per i tuoi Clienti? Le persone ti scelgono per le cose che fai, o per il modo in cui le fai?
Ad esempio, il mio è un Personal Brand e le mie Clienti scelgono me per la mia empatia – che mi aiuta a guardare loro dentro per tirare fuori quello che hanno da mostrare; per la mia creatività – che mi serve a trovare soluzioni che da sole non vedevano; per la mia preparazione tecnica e specifica – che è necessaria a fornire loro un prodotto finale ben fatto e di qualità. Queste sono le mie promesse, e quello che prometto è che io sono in un certo modo.
Ma, ad esempio, avrei potuto scegliere di basare la mia attività su qualcosa di diverso; ad esempio, avrei potuto aprire uno shop online di Loghi “preconfezionati” (è un tipo di mercato che esiste e che risponde ad una esigenza molto specifica e legittima). In questo scenario, la mia faccia e la mia personalità non sarebbero state importanti perché le persone avrebbero scelto un design in base alle sue caratteristiche formali.
Se tolgo me da Nemawashi Studio, la mia attività crolla; se i loghi venduti sullo shop online li avessero realizzato due persone diverse, nessuno se ne sarebbe accorto. La vedi la differenza?
Quindi, chiediti questo: sei tu la chiave di volta della tua attività?
Dai al tuo pubblico la possibilità di vederti.
Se la risposta a quella domanda è affermativa, è necessario che tu ti faccia vedere, e sentire; è necessario dare al tuo pubblico la possibilità di conoscerti.
Attenzione: questa non è l’ennesima esortazione a “metterci la faccia” che riceverai da un qualche sedicente esperto dal web. Non credo nei consigli uguali per tutti e sono convinta che tutte possiamo trovare il nostro modo di fare le cose. Io per prima, ad esempio, ho dovuto esplorare a lungo prima di trovare un modo di “mettere la faccia” nel mio business che mi facesse sentire a mio agio (ma, se vuoi qualche dritta pratica per provarci di più, puoi provare a leggere qui).
Non voglio dire che il tuo pubblico deve sapere che faccia hai; intendo dire che se vuoi che le persone scelgano te, e la tua personalità, e la tua esperienza… capisci da te che è importante che tu racconti loro chi sei, quale è la tua personalità, perché puoi a diritto affermare di essere una esperta nel tuo campo.
Quando la Sindrome dell’Impostore si mette in mezzo.
Questo può essere molto complicato quando diamo troppo ascolto a quella vocina che ci dice che non siamo brave abbastanza; che tutto sommato quello che facciamo è piuttosto banale e sarà meglio quindi restare in un cantuccio prima che anche gli altri se ne accorgano. Quella, mia cara, è la voce della Sindrome dell’Impostore e posso assicurarti che chiunque ce l’ha nella testa. Sì, anche quella imprenditrice fighissima che ha fatto un successo incredibile e sembra sempre sicura di se.
La qualità che caratterizza quella imprenditrice fighissima non è l’assenza di vocine malvagie, ma la sua capacità di rispondere loro a tono; di dire: ehi, non mi importa cosa ne pensi tu, forse a te quello che faccio sembra banale ma può darsi che lì fuori ci sia qualcuno a cui serve proprio quello che faccio, e proprio nel modo in cui lo faccio io.
Spoiler: è proprio così.
Quello che a te sembra semplice e banale, per altri è difficile. Chiedi ad un parrucchiere se è difficile asciugare i capelli: scommetto che ti dirà di no. Per me, che mi sparo addosso aria calda dall’alto senza riuscire a dare un senso alle mie ciocche, è scienza arcana. Quello che a te sembra visto e rivisto, per altri è una novità. Quello che a te viene naturale, per altri è incredibile.
Prova a rispondere questo, alla tua vocina malvagia. E, soprattutto, datti il permesso di continuare a cercare le persone giuste, quelle che hanno bisogno di te. In questo modo non stai solo esprimendo e valorizzando il tuo potenziali, ma dai un sincero e importante contributo alla vita di quegli individui.
Scegli di esserci, per loro. E per te.